Augusto Orrel. Memorie d’orrore e poesia


augu

“Ho letto il testo con molta partecipazione ed emozione, così originale quale è, fra memoria e narrazione di una difficile e tormentata formazione dell’anima” Giorgio Bàrberi Squarotti

PAGINA EDITORE

 

Articolo apparso sul numero 20 (maggio 2009) de “La Mosca di Milano”

la mosca erminia

“Lerro ed il suo antinomico Orrel”. di Maria Rita Parsi (Il Resto del Carlino) 14-07- 2010

Lerro ed il suo antinomico Orrel; Menotti come un martire risorgimentale, un carbonaro precursore del Risorgimento, che nell’intero ‘800 ebbe grande ricordo in tutta Italia e accettò il patibolo nel 1831 da un ambiguo Granduca di Modena, in nome della libertà dall’asservimento agli Austriaci. Non a caso ebbe questo nome il primogenito di Anita e Giuseppe Garibaldi.

D’impulso questi pensieri si sbrigliano dinanzi al volumetto di Menotti Lerro, esile ma concentrato nei significati e nelle suggestioni, Augusto Orrel – Memorie di orrore e poesia (Joker Edizioni) che ha arricchito di stimoli, letterari ed emotivi, la settimana della mia lettura.

Che l’autore sia stato battezzato con un nome che, nell’immaginario collettivo, richiama quello di un eroe romantico s’intreccia perfettamente con la riflessione di Erminia Passannanti, chiamata a presentare l’opera, la quale intravede in Orrel un “Werther contemporaneo”, con l’animo esulcerato e ritroso, che confida ad un amico il rosario orrorifico della sua esistenza di trentenne interiormente vecchio.

Inoltre, come rose nel deserto, fioriscono fra le righe della prosa illuminazioni in versi dove trovano ricetto i moti di un’anima ferita da una vicenda familiare di violenza e complessi edipici, vissuta in prima persona dal protagonista e dall’amata sorella.

Menotti Lerro è poeta/scrittore di una sensibilità folgorante. Chi mi segue da tempo, sa che considero con venerazione la poesia, abbeverandomene ogni volta che mi sia possibile.

Lerro, con la sua opera, è una fonte che mi ha ristorata in questa mia ricerca esistenziale, perché i “suoi” dolori, coraggiosamente confidati ad un amico che, universalmente, in realtà siamo noi tutti, rappresentano l’itinerario terreno (ma anche ultraterreno, nell’iperuraneo del nostro appartenere all’Assoluto) nelle cui tappe le intelligenze si riconoscono. Un libro da immedesimazione e ricerca; un libro ribollente identità.

Maria Rita Parsi